Il Ministro Franco: “Il PNRR non basta per eliminare divario Nord-Sud”

Alla due giorni di Sorrento “Verso Sud” che si è tenuta questo week end, il Ministro dell’Economia Daniele Franco ha dichiarato: “Il ritardo del Sud non è riassorbibile con un piano di sei anni; si richiede l’utilizzo di tutti gli strumenti disponibili, anche oltre il tempo del PNRR». A proposito del PNRR, il ministro dell’Economia ha fatto un nuovo punto sull’attuazione finanziaria dopo l’’audizione al Parlamento del 23 febbraio: «Il PNRR per ora ha avuto effetti limitati sulla nostra economia. Finora sono stati erogati 5,4 miliardi. Il grosso delle spese del Piano e dell’impatto è davanti a noi». Intanto la Commissione UE presenterà mercoledì le nuove linee guida per la revisione del PNRR, insieme alla strategia RePower EU, il nuovo programma per raggiungere l’indipendenza dalle fonti fossili russe entro il 2027. Le linee guida non puntano a riaprire i PNRR, ma a inserire nuovi capitoli alla luce degli obiettivi politici contenuti in RePowerEu sulla base del nuovo regolamento. Secondo il Corriere della Sera che ha ottenuto l’anteprima della bozza, le linee guida prevederebbero la possibilità di finanziare rigassificatori, gasdotti con già la predisposizione per l’idrogeno, ma si sta discutendo anche di permettere di ampliare o fare piccole deviazioni agli oleodotti già esistenti (con particolare attenzione a quello adriatico che collega la Croazia all’Ungheria), di cui hanno bisogno Budapest, Praga e Bratislava per poter attuare l’embargo sul petrolio russo non avendo uno sbocco sul mare. Questi investimenti su gas e petrolio, che contribuiscono a diversificare le forniture e a rafforzare la sicurezza energetica dell’Ue «non dovrebbero essere tenuti a rispettare il principio del Do no significant harm». L’Italia potrà prevedere nuovi rigassificatori e l’aumento della capacità di trasporto lungo la rete esistente. Inoltre, è allo studio l’uso dei fondi strutturali Ue, con un trasferimento fino al 5%, per finanziare i nuovi progetti dei PNRR per quei Paesi che hanno già esaurito la propria quota tra sussidi e prestiti, come l’Italia.