Dopo l’invio della richiesta di pagamento della terza rata di finanziamento del PNRR da 21 miliardi di euro a conferma del raggiungimento dei 55 obiettivi del secondo semestre 2022, ammontano adesso a 12 gli obiettivi da centrare a fine marzo e altri 15 a fine giugno per ottenere da Bruxelles la quarta rata di finanziamenti da 18,4 miliardi. Da qui parte il nuovo lavoro del Governo per centrare gli obiettivi del primo semestre del 2023, operazione che si intreccia con la trattativa che il ministro per gli Affari europei e il PNRR sta portando avanti con Bruxelles per ridefinire l’assetto e molti contenuti specifici del Piano. Una delle intenzioni prioritarie è quella di eliminare le opere non realizzabili entro il 2026 nonché gli obiettivi non raggiungibili alle scadenze. Entra quindi nel vivo la partita della revisione o di un riallineamento temporale di una parte dei target più ravvicinati del primo semestre. Insieme a progetti e riforme che viaggiano speditamente ci sono target e milestones che già appaiono irraggiungibili o addirittura superati rispetto agli scenari di due anni fa. Un esempio significativo viene dai progetti di sperimentazione dell’idrogeno verde nei trasporti. Nello specifico, i due bandi avviati dal Ministero delle Infrastrutture puntano ad assegnare le risorse per realizzare nove linee ferroviarie sperimentali e quaranta stazioni di rifornimento sulla rete stradale di questo carburante. L’interesse finora mostrato è stato scarso fra gli operatori e le Ferrovie dello Stato si sono di fatto allontanate dall’assegnazione di 300 milioni in quanto considerano l’idrogeno un’alternativa non ancora competitiva né sostenibile economicamente. Ancora più lontano l’obiettivo di progettare e assegnare quaranta stazioni per il rifornimento di idrogeno sulla rete stradale dopo la forte accelerazione sull’elettrificazione del settore auto. Un altro argomento chiave nelle trattative con Bruxelles è quello del codice degli appalti. Dopo la prima approvazione in Cdm, l’Italia è ora nella condizione ottimale per proporre a Bruxelles un ragionevole slittamento dell’entrata in vigore del codice, prevista per fine marzo, per evitare che l’entrata in vigore di nuove regole per gli appalti possa bloccare il sistema di gare e aggiudicazioni che sta viaggiando ora a gonfie vele. Il rischio è proprio quello di fermare gli appalti del PNRR. I prossimi due passi delineati dal Governo sono i seguenti: entro una decina di giorni arriverà la Relazione al Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR e subito dopo andrà in Cdm il decreto-legge che dovrebbe rendere più unitaria la governance del PNRR.